La prima parola che hai detto, il primo suono che hai emesso.
A pensarci è facile, quando vieni al mondo e ancora non sai nulla, la prima cosa che impari è l’odore di famiglia sulla pelle; stringere le labbra per saziare lo scombussolamento. E’ così che hai scoperto come produrre un suono, quella singola consonante protratta: mmmmmmm. Mugolio di soddisfazione, gioia, essenza di bontà.
Ti ricordi invece quella volta sul seggiolone, il tavolino sporco e la storiella dell’areoplanino che ogni volta deve atterrare? Bisogna aprirsi per lasciar entrare: spalanca la bocca amore mio, aaaaaaaaa. Dopo la consonante arriva la vocale e poi di nuovo tocca serrare, aaaaammmmm.
L’hai ripetuto tante volte, l’hai ripetuto ogni giorno: ammm è il suono della pancia che si riempie, è la sicurezza di incontrare il suo sguardo e ritrovare l’odore (quell’odore). Ammm è cibo ed è famiglia, nutrimento e atto d’amore. Per questo motivo è il primo suono che scopriamo, ciò che ci serve per nominare ciò di cui abbiamo più bisogno. Per questo la prima parola che pronunciamo, ovunque nel mondo, è fatta di queste due lettere. Per questo è associata a lei: mamma, mom, mamàn, mami, mamae.
Proviamoci adesso, labbra unite ed una sola consonante: mmmmm. Dito che si accosta alla guancia nell’universale segno di bontà. Bocca spalancata: aaaaaaa. Ad accogliere quel che viene, a scoprire e rinfrancare corpo e spirito. Aaaaammmm. Mmmmmmaaaaammmaaaaa.
Facile.
Carezza e cura senza filtro di razionalità. Ripetuto e uguale. Siamo tutti uguali. Siamo tutti figli di quel primo suono.
Accade poi che il corpo cresca, che i confini si facciano più stretti e, conoscendo, si perdano parole vecchie per nuove. E’ stato così che quell’odore è diventato altro da te. E’ stato così che ci sono state di mezzo incomprensioni, scontri, vita vissuta e passata. Sei persona altra. Siamo tutti diversi.
Ho dovuto conoscerti e riconoscerti, chiamarti con suoni a volte duri, sentire il mio nome distorto nella formalità di una distanza per scoprire che anche tu hai spalancato e serrato, che anche tu mmmmmugoli e lalli la mia stessa canzone, alla ricerca di conforto. In questo lungo percorso ti ho apostrofato – ma’ – ti ho raccontato – madre – ti ho ritrovato – mami.
Ed oggi che siamo pari, siamo ugualidiversi in una sola parola articolata senza più difficoltà, il buono è mamù. Io. Tu.
Ci sarò sempre. Odore che ritrovo. Nutrimento e atto d’amore, conoscenza e scelta, impegno e trasparenza. Come il profumo di quella tua torta che nessun’altro sapeva riprodurre. Come ritornare a casa credendo di essere cambiati.
Per scoprire che certe cose in fondo rimangono sempre uguali.
Ma. Mu. Io. Tu.